Dolore al piede


Dolore piede

Il dolore al piede nella quasi totalità dei casi è sinonimo di dolore plantare dovuto a un errato assetto del corpo che, invece di distribuire correttamente il carico, lo concentra troppo in alcune zone della pianta che non sono in grado da sole di sostenerlo.

 

Il dolore sulle teste metatarsali, attribuito ad una caduta del metatarso, al neuroma di Morton o al morbo di kohler, il dolore sulla volta, per un’eccessiva tensione della fascia plantare e il dolore al tallone, per un’infiammazione del calcagno, indicano la zona in cui il carico anomalo si concentra.

 

Il dolore normalmente è più accentuato dopo un periodo di riposo, soprattutto alla mattina, quando il primo appoggio del piede a terra può rivelarsi addirittura impossibile, mentre con il passare del tempo le cose tendono a migliorare alle volte fino alla sua scomparsa, per poi ripresentarsi di nuovo con le stesse modalità.

 

L’osteopatia ritiene che il problema provenga da una scorretta distribuzione del carico che, concentrato  su una ristretta zona del piede, ne impedisce una normale dissipazione. In altre parole è una disfunzione discendente con una causa che si localizza a monte e questo potrebbe spiegare il motivo dell’insuccesso di molte terapie locali manipolative e farmacologiche.

 

Per quanto le cause del dolore vadano ricercate a monte, non si può tralasciare, in primo luogo, un’attenta valutazione delle condizioni in cui si trova l’appoggio del piede che, per un adattamento scorretto, potrebbe aver causato la disfunzione di astragalo e scafoide, rendendo così la caviglia instabile.

 

Il ginocchio e l’anca sono strutture intermedie nel passaggio del carico, quindi tendono ad adattarsi piuttosto che condizionare la distribuzione del carico, nonostante l’anca abbia però in più il compito di convertire il carico orizzontale che grava sul piatto sacrale in un carico verticale discendente.

 

Occorre quindi considerare, per una risoluzione del dolore plantare, l’intimo rapporto che lega il comparto sacro iliaco del bacino che gestisce e indirizza il carico attraverso anca e ginocchio e le strutture della volta plantare che lo riceve adattandosi al contatto con il terreno. Proprio in questo meccanismo si celano le cause del dolore plantare.

 

Una disfunzione anteriore dell’emibacino porta anca e ginocchio verso l’interno e il peso sulla parte anteriore e interna del piede con sovraccarico delle prime teste metatarsali, mentre una disfunzione posteriore al contrario concentra il carico, con un meccanismo inverso, sul V metatarso e sul calcagno.

 

L’aumento anomalo della pressione su queste ossa e la tensione che ne deriva sulla muscolatura della fascia plantare rendono traumatico ogni appoggio e giustificano la cronicizzazione dell’infiammazione e del dolore ma anche la variazione dell’equilibrio posturale della colonna vertebrale e del corpo.

 

Le terapie locali fisiche o farmacologiche possono dare sollievo, ma spesso non sono definitive e anche il ricorso al sostegno della volta con l’uso di plantari tende a stabilizzare la situazione più che non a risolverne la causa. Occorre quindi interrompere il circuito che genera il problema che inizia spesso con una disfunzione a livello del bacino.